La “Fetta di Polenta”, l’edificio più curioso di Torino

Dove si trova, storia e curiosità di Casa Scaccabarozzi: una delle opere più ardite e geniali del progettista della Mole Antonelliana. 

ll lotto su cui è costruita la Fetta di Polenta era talmente piccolo, talmente stretto, che sembrava impossibile farci qualcosa. Un fazzoletto di terra incastrato tra due strade, un triangolo che nessuno avrebbe mai pensato potesse ospitare una casa. E invece, proprio lì, nacque l’edificio ora chiamiamo “Fetta di Polenta“.

Alessandro Antonelli, architetto che non si fermava davanti a nulla, guardò quel pezzo di terreno e vide non un limite, ma una sfida. Perché per lui l’architettura era anche piegare lo spazio, domare l’impossibile, trasformare il minuscolo in monumentale. Così prese quel lotto stretto come un filo di polenta e ci costruì su una casa. Non una casa qualunque, ma un edificio alto nove piani, (due sono sotteranei) che ne lato più corto misura appena cinquantaquattro centimetri.

La “Fetta di Polenta” è un piccolo miracolo di ingegno. Antonelli stesso, per dimostrare che non era un azzardo, ci abitò con sua moglie Francesca Scaccabarozzi, da cui la casa prese il nome: Casa Scaccabarozzi. La casa resistette alle esplosioni, ai terremoti, ai bombardamenti. Resistette al tempo, diventando un simbolo di Torino, di un’idea che non si arrende, che cerca sempre la strada anche quando sembra non esserci.

Chi ha costruito la Fetta di Polenta? Alessandro Antonelli, l’architetto che amava le sfide

La storia della Fetta di Polenta è legata a quella del suo progettista: Alessandro Antonelli, uno dei più importanti architetti italiani del XIX secolo, autore di grandissimi, è il caso di dirlo…, capolavori come la Mole Antonelliana a Torino, la Basilica di San Gaudenzio a Novara e il Santuario di Boca.

La Fetta di Polenta a Torino

Oltre alle grandi opere monumentali, Antonelli si dedicò anche all’edilizia civile, rivolgendosi a una nuova committenza imprenditoriale che investiva nel settore immobiliare. In queste opere, l’architetto riuscì a coniugare l’originalità delle facciate con una razionale distribuzione degli spazi interni, rispondendo alle esigenze di comfort della borghesia emergente e garantendo al contempo la massima resa economica degli investimenti.

L’esempio più noto è e la Casa delle Colonne, in corso Matteotti: un palazzo caratterizzato da una facciata scandita da colonne decorative, esempio dell’eclettismo e dell’innovazione tecnica dell’architetto nel contesto urbano torinese.

Antonelli e il quartiere Vanchiglia

Antonelli iniziò a interessarsi dell’area di Vanchiglia, situata ai margini di Torino lungo il fiume Dora. All’epoca, la zona era gravemente insalubre, a causa della presenza del vecchio cimitero israelitico e del cosiddetto “canale dei canonici”, una fogna a cielo aperto da cui si ricavava concime lasciando essiccare i liquami provenienti da latrine e macelli. Lungo il Po sorgeva il Borgo del Moschino, un agglomerato di case fatiscenti situato tra gli attuali Murazzi del Po e via Napione. Abitato principalmente da pescatori, lavandai e traghettatori, il borgo prendeva il nome dalla massiccia presenza di moscerini (“moschin” in piemontese). Nel 1872, il Comune di Torino ne decretò l’abbattimento per motivi di salute pubblica e decoro urbano, sostituendo il quartiere con il prolungamento dei Murazzi e l’apertura di via Napione.

Vanchiglia nell'Ottocento
Torino nell’Ottocento: il Borgo del Moschin

Antonelli fu tra i soci fondatori della Società dei Costruttori di Vanchiglia, che acquistò alcuni terreni e presentò un piano di fabbricazione per la lottizzazione del quartiere. Nel frattempo, nella porzione di Vanchiglia già autorizzata, iniziarono i lavori per la costruzione di palazzi destinati all’affitto. Qui Antonelli realizzò due immobili di sua proprietà: la Casa Antonelli, unico edificio con i portici lungo Corso San Maurizio, e la celebre e singolare Casa Scaccabarozzi, conosciuta oggi come la “Fetta di Polenta“.

La storia della “Fetta di Polenta”

La Casa Scaccabarozzi fu costruita nel 1840 su un terreno di proprietà di Alessandro Antonelli: un lotto residuale dovuto all’inclinazione tra Corso San Maurizio e Via Giulia di Barolo che non formano un incrocio ortogonale, talmente piccolo da risultare inutilizzabile.

Progetto urbanistico della fetta di Polenta

I primi tre piani dell’edificio furono ultimati nel 1840, mentre altri tre furono aggiunti successivamente, nel 1881, portando la struttura a una configurazione di nove piani totali, di cui sette fuori terra e due sotterranei. Questa espansione verticale dimostra come l’architetto fosse continuamente mosso dalla volontà di sperimentare e spingere al limite le possibilità strutturali dei suoi progetti, come avvenne anche per la Mole Antonelliana, che diventò decisamente più alta rispetto al progetto iniziale.

Per sfruttare al meglio gli spazi, Antonelli collocò tutti i servizi nella parte stretta della pianta: la canna fumaria proprio nell’angolo, poi i servizi igienici, che si trovavano negli ammezzati di ogni piano, e infine la stretta scala a forbice in pietra con i mancorrenti ribassati per farla risultare meno sgraziata. Le finestre sporgono all’esterno delle pareti per aumentare la superficie delle stanze.

il progetto della fetta di Polenta

Nel corso della sua lunga storia, la “Fetta di Polenta” ha subito diverse trasformazioni e cambi di proprietà. Un intervento significativo avvenne nel 1979, quando l’allora proprietario incaricò l’architetto e scenografo Renzo Mongiardino (autore dei sontuosi interni delle case di Onassis, Rotschild, Agnelli), di operare una profonda ristrutturazione dell’edificio.

Questo intervento permise la trasformazione della struttura in un’unica residenza abitativa, con una stanza ad ogni piano, e comportò un attento restyling degli interni che riuscì a uniformare stilisticamente tutti i piani, fino ad allora caratterizzati da stili e caratteristiche diverse. Prima di questo intervento, infatti, Casa Scaccabarozzi era suddivisa in singole unità abitative, riflettendo la sua originaria concezione di edificio residenziale plurifamiliare.

Fetta di Polenta: gli interni di Renzo Mongiardino

Nel 2006 una nuova ristrutturazione e un restauro conservativo, affidati allo studio di Architettura Civico 13, che si concentrò sull’esaltazione degli elementi architettonici originali di Antonelli, pur mantenendo gli elementi decorativi introdotti dall’architetto Mongiardino durante la precedente ristrutturazione, creando così un dialogo tra le diverse stratificazioni storiche dell’edificio.

Dal 2008 la “Fetta di Polenta” cambiò destinazione d’uso, diventando contenitore dei progetti della galleria d’arte Franco Noero. La galleria ha ospitato progetti site-specific di artisti come Francesco VezzoliJim Lambie, Martino Gamper Mike Nelson, trasformando gli spazi angusti in installazioni immersive.

Dopo alcuni anni di mostre, la casa è diventata aimè una residenza privata e non è più possibile visitarla.

Dove si trova la “Fetta di Polenta”

La Fetta di Polenta si trova in via Giulia di Barolo 9, angolo corso San Maurizio.

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