
Nel duomo di Torino (cattedrale di San Giovanni), nell’ultima cappella della navata sinistra, sotto la Tribuna Reale è custodita la Sacra Sindone, il sudario in cui forse fu avvolto il corpo di Gesù Cristo. Non è esposta al pubblico, ma è conservata dentro una teca, per preservarne l’integrità, da cui viene estratta solo in occasione delle ostensioni pubbliche.

Come mai la Sindone si trova a Torino?
La Sindone si trova a Torino a causa di una combinazione di motivi storici e politici. La Sindone fu trasferita a Torino nel 1578, quando il duca Emanuele Filiberto decise di spostarla da Chambéry, dove era conservata precedentemente. Questa decisione fu presa per abbreviare il viaggio dell’arcivescovo di Milano, San Carlo Borromeo, che aveva fatto voto di recarsi a piedi a Chambéry per venerare la Sindone e sciogliere un impegno preso durante una grave epidemia di peste che aveva colpito Milano nel 1576.
Il trasferimento fu anche motivato da ragioni politiche, poiché Emanuele Filiberto voleva rafforzare la dinastia dei Savoia e dare prestigio alla nuova capitale del ducato, Torino, che era stata stabilita nel 1563. Dopo il trasferimento, la Sindone non fu più riportata a Chambéry e rimase a Torino.
Dove vedere la Sindone?
La Sindone di Torino è custodita nell’ultima cappella della navata sinistra del Duomo, sotto la Tribuna Reale. Tuttavia, non è esposta normalmente, perchè è conservata all’interno di una teca che ne garantisce la preservazione. La Sindone infatti viene estratta solo in occasione delle ostensioni pubbliche, che sono decise dal Papa. Tuttavia, è possibile approfondire la storia della Sindone attraverso alcuni video proiettati su schermi lungo la navata sinistra del Duomo, accompagnati da sottotitoli tradotti nelle principali lingue.
L’ostensione virtuale della Sindone
Dal 28 aprile al 5 maggio, in occasione del Giubileo 2025, in Piazza Castello a Torino si può vivere un’esperienza digitale immersiva dedicata alla Sindone, ospitata all’interno della “Tenda della Sindone”. Non si tratta di un’ostensione tradizionale del sacro lino, ma di un percorso multimediale pensato per approfondirne la storia, il significato e il valore spirituale.
La Cappella della Sindone
Un tempo la Sindone era custodita nella Cappella della Sindone che, dopo la riapertura a seguito dei restauri successivi all’incendio del 1997, è stata inserita nel percorso di visita dei Musei Reali.


La cappella è il capolavoro barocco di Guarino Guarini, che portò a termine il precedente progetto di Amedeo di Castellamonte.

La sala dal disegno circolare ha qualcosa di magico: il pavimento è decorato da stelle dorate, simbolo amato da Guarini, le pareti sono rivestite di marmo nero che fa da contrasto con la luminosità della cupola.

Due scaloni al fondo delle navate laterali permettevano di salire verso l’oggetto di culto, dopo essere passati attraverso due stanze circolari rivestite di marmo nero. L’accesso dal Duomo, ora è chiuso, mentre è possibile accedere alla Cappella da Palazzo Reale, come facevano un tempo i nobili in visita.
Il Museo della Sindone
Una breve passeggiata di dieci minuti dal Duomo vi porterà in via San Domenico 28, dove si trova il Museo della Sindone, un luogo interessante per chi vuole approfondire la conoscenza di questo telo al di fuori delle rare occasioni in cui viene esposto pubblicamente.
Il museo nacque nel 1936 per iniziativa della Confraternita del Santissimo Sudario, seguendo le indicazioni del Cardinal Fossati. Nel corso degli anni ha cambiato diverse sedi, fino a stabilirsi definitivamente nella cripta della Chiesa del SS. Sudario. Qui è esposta una copia della Sindone a grandezza naturale che permette di avvicinarsi all’aspetto originale del telo.
Il museo si articola in due sezioni principali che coprono cinque secoli di studi sulla Sindone, dalle prime ricerche del Cinquecento fino ai giorni nostri.
Il percorso scientifico
La parte dedicata alle ricerche scientifiche racconta l’evoluzione degli studi iniziati nel 1898, quando l’avvocato Secondo Pia scattò la prima fotografia del telo. Qui potrete vedere l’intera collezione delle fotografie ufficiali della Sindone e la macchina fotografica originale di Pia, che testimonia le sfide tecniche di quell’epoca pionieristica. Il percorso mostra come un gesto apparentemente semplice – una fotografia – abbia aperto decenni di ricerche interdisciplinari che continuano ancora oggi, coinvolgendo storici, fisici, medici e studiosi di diverse discipline.
Il Percorso Storico
L’altra sezione vi accompagna lungo la storia della Sindone e della sua venerazione, iniziando dalla seconda metà del XV secolo, quando il lenzuolo divenne proprietà di Casa Savoia. Tra i pezzi più significativi c’è la cassetta utilizzata per il trasporto definitivo della Sindone a Torino nel 1578 – un oggetto che racchiude in sé il peso di una decisione storica, quando il duca Emanuele Filiberto scelse di portarla definitivamente qui da Chambéry.
Ma è la teca cinquecentesca in argento e pietre dure a rappresentare il vero gioiello della collezione. Questo prezioso contenitore ha custodito la Sindone dalla fine del Cinquecento fino all’11 aprile 1997, il giorno dell’incendio che devastò la cappella del Guarini nel Duomo.