La nostra Versailles

Approfittando delle Giornate Europee del Patrimonio, domenica sono andato a visitare la reggia di Venaria. L’ultima visita risaliva a dieci anni fa, ero quindi curioso di vedere a che punto fossero i lavori di restauro che dovrebbero trasformare il complesso formato dalla reggia e dal Parco della Mandria in una delle principali attrazioni turistiche piemontesi e, si spera, italiane.

Una simpatica e appassionata guida volontaria ci fa rivivere la storia della residenza di caccia, voluta da Carlo Emanuele II. La reggia è la stratificazione di tre secoli di storia, come si può vedere già dall’esterno:

La reggia di Venaria

  • il nucleo originario progettato da Amedeo di Castellamonte
  • il nuovo progetto di Michelangelo Garove
  • il restyling di Filippo Juvarra
  • l’ampliamento di Benedetto Alfieri

Venaria Reale - Salone di Diana

Il più grande cantiere di restauro attualmente aperto in Europa, trasformerà Venaria in un luogo magico. La più grande sfida di Torino dopo le Olimpiadi.  

L’emozione che si prova nel visitare questi luoghi, prima caduti in disgrazia e ora dal futuro così promettente (l’obiettivo è quello di raggiungere un milione di visitatori all’anno) è da pelle d’oca. Pari a quella che si poteva provare immaginando TOrino trasformata dalle Olimpiadi.

Immaginate un’immensa macchina scenica, in cui si potrà rivivere una giornata nella reggiauna battuta di caccia, oppure i retroscena e gli intrighi di corte (per servire fino a 1000 ospiti erano necessari 2000 servitori). Le stesse tecniche utilizzate per il museo del Cinema della Mole Antonelliana, applicate in grande e su ambientazioni reali e scenografiche, magari con l’utilizzo di figuranti ed effetti speciali coordinati da Peter Greenaway.

Su una delle torri sarà possibile mangiare in un ristorante con terrazza. Sarà anche possibile dormire in un albergo realizzato all’interno della reggia.

Venaria Reale - La chiesa di Sant'Uberto

Il restauro della chiesa di Sant’Uberto, progettata da Juvarra, (nella foto la cupola a trompe l’oeil) è terminato. E’ pronta per accogliere in tutto il suo splendore i turisti.

Per il resto bisognerà aspettare settembre 2007.

14 comments to “La nostra Versailles”
  1. mamma mia…che splendore. le potenzialità per attirare il milione di turisti ce le ha tutte. il problema è promuoverla in modo da farli arrivare.
    e in più ci vorrebbe la metrò 2 che arrivasse a venaria

  2. io ci sono stato due anni fa: con la luce nordica (c’è poco da fare) di torino e lo scenario delle montagne, la reggia rischia davvero di diventare una meravaglia di scala mondiale. non faccio il torinese gozzaniano, ma averla visitata con ancora poche decine di turisti è stata una cosa indimentacabile. quando potrà più capitare di essere da soli con la guida dentro s.uberto (allora solo parzialmente recuperata) in un silenzio assoluto?
    a proposito, anche a me quella guida aveva raccontato la storia del grissino…:) Ciao, Fra

  3. a parte che a questo punto voglio sapere la storia del grissino, avevo molta voglia di andare alla reggia già da tempo, e ora hai stuzzicato in modo completo la mia curiosità, grazie alle tue foto. Bye! §A

  4. Semplicemente stupenda, non vedo l’ora di visitarla in una delle mie prossime “gite torinesi”!

    PS: ToLove, cos’è ‘sta storia dei Pixel Awards? Complimenti!

    PPS: vogliamo la storia del grissino!! 🙂

    MattGhm

  5. La storia del grissino??
    (il grissino è un pò una farcitura posteriore eh, ma molto folkloristica) Io la so così. Il grissino buh.
    Sostanzialmente quel buontempone di Juvarra nel costruire corso francia e poi superga pensò:” caspita qui si può lasciare uno splendido segno sul territorio. Tra tre secoli saranno ancora lì a vederlo…” Un bell’asse che unisca la nascita, la vita e la morte dei sovrani, tutto bellamente spiattellato su Torino e dintorni. Un asse visivo. Da Rivoli vedevi il tuo futuro, passando dritto per corso Francia vedevi il palazzo reale, dove avresti vissuto e poi laggiù, sempre in linea retta la basilica di Superga dove avresti riposato le stanche membra da morto.
    A Rivoli si inizia il percorso. Si nasce. Si continua a percorrere la via e si giunge in piazza Castello. Si vive. Si continua ancora. Si arriva a Superga. Si muore.

    A tutt’oggi con i palazzoni in mezzo e tutto il resto è difficile percepire questo, ma se guardi la pianta della città si vede chiaramente l’intento. Riuscitissimo. Un cannocchiale ottico. Lo chiamava così la buonanima della professoressa di storia della città e del territorio.

  6. Pare che il grissino sia stato “inventato” per caso a Venaria alla disperata ricerca di una “cura” per la dissenteria che stava torturando e (uccidendo) il principino Carloqualchecosa che ivi passava l’infanzia con la madre regina Mariaqualcosaltro.

  7. …esatto. il principino credo fosse vittorioamedeosecondo. pare che il pane allora fosse un concentrato batterico pauroso, roba che nemmeno saddam hussein riuscirebbe a fare qualcosa del genere, impegnandosi. oppure non si riusciva con le tecniche di allora a cuocere bene la mollica che era totalmente indigeribile. quale che fosse il motivo, il povero principino era lì lì per lasciarci le penne e qualucunochenonmiricordo fece fare questo panino stiracchiato al punto di eliminare la parte della mollica, e risultare del tutto salutare per il Piccolo Principe.

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