Torino. Via Napione 15. Citofonare Rama.
Prendere l’ascensore (porta solo due persone) fino al quarto piano, poi ancora una rampa di scale fino al piano mansardato.
Avendo da poco finito di leggere L’assassinio del commendatore, ultimo romanzo di Murakami che ha come protagonista un pittore che va a vivere nella casa di un grande artista e lì ritrova un quadro nascosto che gli cambierà stile artistico e la vita stessa … sono andato a visitare la casa di Carol Rama sperando in un qualcosa di inaspettato.
A differenza del protagonista del libro, non ho trovato l’illuminazione, un punto di svolta, ma quadri nascosti sì: tele accatastate in un ripostiglio, nel corridoio, un Mao di Andy Warhol dietro lo scuro della finestra della camera da letto.
Moltissime foto di amici esposte sulle pareti: Carol con Man Ray, Carol con Pasolini, Carol con Andy e Liz Taylor; con Achille Castiglioni, Corrado Levi, Edoardo Sanguineti, Italo Calvino.
Entrai in contatto con Carol Rama qualche anno prima del 2000, durante l’università, nei mesi in cui frequentavo lo studio di architettura Cliostraat che collaborava con Corrado Levi, grande amico di Carol.
Piccola, sempre vestita di nero, con i capelli a treccia come una corona, l’acconciatura che le suggerì Man Ray. Da quel momento mi interessai a questo personaggio, che ogni tanto si incontrava in giro per Torino e alla sua opera. Ogni tanto si notava qualche sua opera al Museo di Rivoli, alla Gam o in qualche galleria. Prima del Leone d’oro alla carriera e delle grandi mostre antologiche nei musei di Amsterdam, Barcellona, New York.
Per chi non la conoscesse, Olga Carolina Rama fu la più importante artista italiana del secolo scorso. Nata a Torino nel 1918, a lungo poco riconosciuta in Italia – il Leone alla carriera arrivò solo nel 2003 – ma amata e sostenuta da artisti e intellettuali italiani e internazionali: come Felice Casorati che ne stimolò gli inizi, Carlo Mollino come lei torinese anomalo e fuori dagli schemi, Cesare Pavese con cui faceva lunghe passeggiate, Edoardo Sanguineti uno degli amici più intimi, Luciano Berio, il gallerista Anselmino che la presentò a Man Ray, Andy Warhol, Orson Welles.
Anticonformista, scandalosa, sfacciata, la sua opera è la risposta ai traumi e ai dolori dell’infanzia: dopo i primi anni felici e agiati – il padre aveva una carrozzeria che produceva pezzi per automobili e biciclette – il tracollo economico portò al suicidio del padre e al ricovero in clinica psichiatrica della madre.
L’arte, come la musica, è un mondo a parte: non solo un rifugio o una distrazione, ma una forza così potente da sostituirsi a una realtà insostenibile.
Acquerelli raffiguranti corpi nudi, amputati, protesi, quadri con occhi (finti), denti (talvolta veri come quelli di Massimo Mila), collage di camere d’aria, scarpe, pennelli, cuoio, sacchi.
Diceva:
“La rabbia è la mia condizione di vita da sempre. Sono l’ira e la violenza a spingermi a dipingere. Io dipingo prima di tutto per guarirmi”.
Opere spesso ritenute oscene dal buon costume borghese che lei tanto odiava: quelle della sua prima esposizione nel 1945 vennero ritirate dalla polizia. Uno stile personale e fuori dagli schemi. Un’artista isolata nella Torino-fabbrica del dopoguerra come nella Torino capitale dell’arte povera.
Carol Rama visse dagli anni quaranta fino alla morte in via Napione 15, in questa mansarda che voleva buia, con le pareti grigie e le finestre oscurate perché il paesaggio esterno non distraesse dall’opera.
Una “camera oscura” dedicata all’arte.
Unica apertura verso l’esterno: due abbaini in camera da letto, da cui scorgeva la collina e il cielo di Torino.
Come le sue opere, la casa di Carol è sedimentazione di ricordi.
Dalla penombra emergono camere d’aria, forme di piedi, scarpe, le materie prime della sua arte. Regali preziosi: opere di Duchamp, Man Ray, Picasso, Mollino.
Non capita spesso di entrare in una casa d’artista perfettamente conservata.
Posta sotto tutela dalla Soprintendenza, tutto deve rimanere intatto, come quando Carol viveva qui.
Il biglietto non è economico: 40 euro (ridotto a 20 per studenti).
Ma è il prezzo necessario per la conservazione di questo gioiello e permette di godere di una visita privata (massimo 4 persone per volta) con una guida dedicata.
Un regalo prezioso per gli appassionati d’arte o per chi vuole entrare nella vita di una torinese anomala ed eccezionale.
Per info e prenotazioni: https://archiviocarolrama.org/
Chi volesse vedere Carol ritratta nella sua casa, può farlo grazie a questa intervista degli anni ’80.